Eccoci qui, nell’Italia del 2024, dove i giovani non sono solo schiacciati dall’inflazione o da stipendi che fanno piangere anche il bancomat, ma soffrono pure di una cosa che si chiama povertà educativa. E no, non stiamo parlando del solito stereotipo del "giovane fannullone" che non studia e passa il tempo sui social. Qui la questione è molto più seria: scuole che cadono a pezzi, biblioteche che sembrano più antiquari che centri culturali, e attività sportive che sono diventate un lusso.
La povertà educativa, come sottolineato nell’articolo di Repubblica.it, è quel fenomeno subdolo che colpisce le nuove generazioni, privandole di risorse culturali e sociali essenziali. Non parliamo solo della scuola, ma di tutto quell’insieme di stimoli che dovrebbero preparare i ragazzi a pensare con la loro testa e a essere cittadini attivi. Ma evidentemente questo concetto è sfuggito ai piani alti.
Biblioteche come mausolei e scuole come cantieri perenni
Ebbene sì, le biblioteche, quei luoghi che un tempo erano templi del sapere, oggi sembrano più mausolei del passato, dove la polvere ha preso il controllo e i libri sono solo pezzi da collezione. Se un giovane volesse effettivamente cercare un posto tranquillo per studiare o semplicemente nutrire il proprio cervello, spesso trova chiuso, o se aperto, non esattamente aggiornato. E non parliamo nemmeno delle scuole. Tra tetti che crollano e aule che sembrano uscite da un film di guerra, lo scenario è abbastanza desolante. Ma, tranquilli, la "didattica a distanza" risolve tutto, giusto? Sbagliato. La mancanza di infrastrutture adeguate e il gap digitale hanno solo aumentato il divario tra chi ha e chi non ha accesso a una buona istruzione.
Lo sport? Solo per chi può permetterselo
E poi c’è lo sport, che un tempo era visto come l'attività in cui ogni giovane poteva sfogare le proprie energie e apprendere valori come il rispetto e il lavoro di squadra. Oggi, se vuoi fare sport, devi essere pronto a sborsare cifre che farebbero rabbrividire anche un broker di Wall Street. Le famiglie in difficoltà economica, ovviamente, vedono lo sport come un lusso, e così si cresce con una generazione che passa più tempo su TikTok che a correre dietro un pallone.
Povertà educativa e sociale: chi si preoccupa?
La cosa più triste? Il fatto che questa povertà educativa non fa altro che alimentare un circolo vizioso: meno opportunità culturali e sociali = più disuguaglianza. Eppure, nessuno sembra realmente preoccuparsi. La retorica che va per la maggiore è sempre la stessa: "Eh, i giovani di oggi non hanno voglia di fare niente, ai miei tempi...". Certo, ai tuoi tempi forse c’erano scuole degne di questo nome, biblioteche aperte e lo sport era accessibile. Ma per le nuove generazioni, quelle che dovrebbero guidare il paese domani, la realtà è ben diversa.
Il futuro? Meglio non pensarci troppo
E allora qual è il futuro? Continuare a ignorare la povertà educativa significa condannare una parte significativa dei giovani a una vita di frustrazione e disillusione. Non possiamo pretendere che si costruisca una società migliore se non diamo alle nuove generazioni gli strumenti necessari per farlo. È come chiedere a un muratore di costruire una casa senza mattoni.
Quindi, mentre discutiamo di riforme e leggi che spesso non arrivano mai al cuore del problema, ricordiamoci che stiamo giocando con il futuro. E, spoiler alert: non stiamo giocando bene.