Pensioni: l'allarme INPS e il rischio di squilibrio. E ora chi paga?

Pensioni: l'allarme INPS e il rischio di squilibrio. E ora chi paga?

L'INPS ha lanciato l'ennesimo allarme: il sistema pensionistico italiano rischia di trovarsi in uno squilibrio sempre più profondo. E no, non stiamo parlando del solito "allarme meteorologico", ma di qualcosa che colpisce la tasca di milioni di persone. Secondo quanto riportato, il potere d’acquisto dei pensionati sta calando a picco e il sistema nel suo complesso non regge. È come se stessimo navigando su una nave con troppe falle e troppo poche mani a tappare i buchi. Il problema, però, non è nuovo. Da anni sentiamo parlare della necessità di riformare il sistema pensionistico, di "aumentare l’età pensionabile" e di "ridurre il peso sulle casse dello Stato". Ma in pratica cosa significa tutto questo per noi?

L’invecchiamento della popolazione: la bomba a orologeria

Un dato ormai chiaro è che la popolazione italiana invecchia, e mentre le nascite continuano a scendere (forse perché mantenere un figlio costa quanto un mutuo), la generazione dei Baby Boomer si appresta a fare un ingresso massiccio nell'era della pensione. Quello che una volta era un sistema pensato per sostenere una popolazione attiva e in crescita, oggi sembra diventare una sorta di catena alimentare dove chi lavora paga sempre di più per chi ha già smesso di farlo. E il bello è che a un certo punto, lo stesso lavoratore si troverà dall'altra parte della barricata, chiedendosi: "Ma chi mi pagherà?". La risposta è semplice: nessuno. O almeno, così sembra essere la direzione che stiamo prendendo.

Il potere d’acquisto in caduta libera

Ma non è solo questione di sostenibilità del sistema. Anche chi è già in pensione sta vedendo il proprio potere d’acquisto evaporare più velocemente dell'acqua in una giornata d'agosto. Gli aumenti delle pensioni non riescono a tenere il passo con l'inflazione, e così chi un tempo poteva permettersi un caffè e un cornetto al bar, oggi è costretto a ricalcolare persino la spesa settimanale. Dopotutto, cosa importa di aver lavorato una vita se poi non puoi permetterti di vivere dignitosamente?

Ma non preoccupatevi, c’è la soluzione! Ah no…

Ovviamente, ogni volta che si parla di pensioni, spunta fuori qualcuno a proporre la "soluzione miracolosa". Alcuni dicono che bisogna fare più figli (come se bastasse un invito formale), altri che bisogna lavorare fino a 75 anni. Già, perché chi non vorrebbe festeggiare il proprio compleanno al lavoro, con una torta fatta di scartoffie e fogli Excel? La realtà è che il sistema attuale è obsoleto e non tiene conto dei cambiamenti sociali ed economici. Il mercato del lavoro è sempre più precario, le carriere non sono più lineari come un tempo, e pensare che la soluzione sia solo "alzare l'età pensionabile" è come cercare di spegnere un incendio con una bottiglia d'acqua.

Riflessioni finali: e noi? Che fine faremo?

Mentre l'INPS lancia allarmi e i politici promettono soluzioni, noi comuni mortali ci chiediamo: "Ma ci arriveremo mai alla pensione?" La generazione attuale ha già abbastanza difficoltà a entrare nel mondo del lavoro, figuriamoci pensare di uscirne. E poi, a che prezzo? È questo il futuro che ci aspetta? Un sistema dove lavoriamo tutta la vita per ricevere in cambio un assegno che non copre nemmeno le spese di base? Forse è il momento di riflettere su una riforma che guardi davvero al futuro, e non a tamponare le emergenze del presente. Ma fino ad allora, continueremo a chiederci: "Chi pagherà?" La risposta, purtroppo, potrebbe non piacerci.

Fonte: 

Repubblica.it

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